Tecnico italiano

2023-03-08 14:15:18 By : Ms. Anadia Wu

L’8 novembre 1895, per caso, l’invisibile è diventato visibile: hanno scoperto i raggi x. La storia, che valse al suo protagonista il premio Nobel per la fisica nel 1901 ha cambiato per sempre la storia, sicuramente quella della medicina. Fu una scoperta casuale, come detto, fatta cercando di fare un altro esperimento. Un tipico caso dio serendipity scientifica citato moltissime volte. Tra quelli che a mio avviso lo hanno raccontato meglio il giornalista scientifico Stefano Dalla Casa, per il sito della Fondazione per la Ricerca sul Cancro (AIRC), Wonder Why. 

Ecco cosa scrive Dalla Casa: “(...) Quando scoprì i raggi X, (Wilhelm) Röntgen aveva cinquant’anni. Era nato a Lennep, in Germania, figlio unico di Friedrich Conrad Röntgen, un commerciante di tessuti, e Charlotte Constanze Frowein, di famiglia olandese. Quando Wilhelm aveva tre anni, i Röntgen migrarono ad Apeldoorn, in Olanda, dove il loro figlio avrebbe frequentato l’Instituut van Martinus Herman van Doorn, il collegio in cui sviluppò il suo amore per la meccanica. Nel 1862 si iscrisse all’istituto tecnico di Utrecht, ma dopo un anno fu espulso: era stato ingiustamente accusato di aver disegnato la caricatura di un insegnante, e non volle dire il nome del responsabile. Provò a conquistare il diploma studiando privatamente ma, secondo quanto riportato dalla biografia di Otto Glasser (forse il più noto studioso della vita di Röntgen), il giorno dell’esame si trovò di fronte uno dei professori che lo avevano fatto espellere, e non superò la prova.

Non poté così iscriversi all’università della città, ma cominciò comunque a frequentarla come ospite nel 1865. Nel frattempo scoprì che al prestigioso Politecnico di Zurigo era invece possibile accedere anche senza diploma, a patto di superare un esame di ammissione. Proprio in quell’istituto, passato il test, Wilhelm si laureò in ingegneria meccanica (1868) e conquistò il dottorato (1869) con una tesi sui gas. Sotto l’ala protettiva del professor August Kundt, Röntgen cominciò la sua carriera universitaria, accettando incarichi in diverse università tedesche, fino a stabilirsi definitivamente a Würzburg nel 1888, dopo aver ottenuto una cattedra in fisica all’università della città. Con lui Anna Bertha Ludwig, che aveva sposato nel 1872, e assieme alla quale aveva adottato una bimba (figlia del fratello di Bertha). È qui che il nostro professore dal curriculum atipico ebbe il suo momento “Eureka!”

L’8 novembre 1895 Röntgen stava lavorando con un tubo di Crookes, un apparecchio che si può considerare il precursore del tubo catodico dei televisori: è una particolare ampolla di vetro a forma di cono collegata a una pompa per creare il vuoto e al cui interno sono sistemate due piastre metalliche, chiamate elettrodi (anodo e catodo), ciascuna collegata a un generatore elettrico. Quando il gas all’interno del tubo è sufficientemente rarefatto, il flusso di elettricità provoca emissione di luce. Riducendo ulteriormente la pressione del gas, e cioè rendendo il vuoto ancor più spinto, l’emissione di luce cessa e si può osservare una macchia fluorescente sulla parete di vetro di fronte al catodo.

La fluorescenza prodotta dall’apparecchio è dovuta ai raggi catodici. Allora nessuno sapeva che erano fasci di particelle chiamate elettroni, accelerati dalla corrente dal catodo verso l’anodo. Molti materiali colpiti da una radiazione si eccitano riemettendo altre radiazioni, ed era proprio questo ciò che succedeva nel tubo quando gli elettroni accelerati oltrepassavano gli elettrodi e colpivano la parete di vetro. Quel giorno, però, Röntgen scoprì l’esistenza di una radiazione sconosciuta: i raggi X, appunto. Come molti colleghi, Röntgen voleva capire di più sulla natura dei raggi catodici. Poco tempo prima il fisico tedesco Philip Lenard aveva provato che potevano anche uscire dal tubo, attraverso una sottile finestra di alluminio, ed essere rilevati su uno schermo ricoperto di una sostanza fluorescente poco distante. Röntgen ripropose l’esperimento in una stanza, però, completamente buia, e avvolse il tubo con cartoncino nero, in modo che la luce non potesse uscire.

Con sua sorpresa, vide illuminarsi una lastra fluorescente a qualche metro di distanza, fuori dalla portata di qualsiasi raggio catodico. I dettagli di questa scoperta casuale in seguito sarebbero stati raccontati in molti modi. Una delle leggende più celebri racconta che in quel momento, appoggiato alla lastra fluorescente nel laboratorio, ci fosse un libro. Spostando la lastra, con sua sorpresa Röntgen avrebbe trovato in quel punto la sagoma di una chiave, chiave rinvenuta poi effettivamente dallo scienziato all’interno delle pagine del libro. Dopo quel fatidico 8 novembre 1895, Röntgen passò settimane in laboratorio, ma alla fine di dicembre pubblicò il suo primo articolo scientifico in merito. Una comunicazione preliminare, intitolata modestamente Über eine neue Art von Strahle (“A proposito di un nuovo tipo di raggi”), indirizzata alla Società di fisica medica di Würzburg. Lo scienziato informò privatamente anche alcuni colleghi, inviando le stampe della pubblicazione. (...) La prima, celebre, immagine radiografica della storia (quella allegata, appunto, alla pubblicazione scientifica di Röntgen) fu quella della mano sinistra di Anna Bertha Ludwig, la moglie del fisico: si vedevano chiaramente le ossa delle dita e l’anello matrimoniale. A questo proposito, secondo un altro aneddoto, molto pittoresco ma di fonte incerta, Bertha dinanzi all’immagine avrebbe esclamato: “Ho visto la mia morte””. 

(per il resto si rimanda all’articolo originale)